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OGM: UE lascia decidere agli Stati Membri

L’UE lascia decidere agli Stati Membri sugli OGM con la pubblicazione della Direttiva UE 2015/412 le Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 marzo 2015. “L’esperienza ha dimostrato che la coltivazione degli OGM è una questione affrontata in modo più approfondito a livello di Stati membri”: con queste parole, le istituzioni UE hanno salutato la nuova direttiva che lascia agli Stati nazionali la decisione se coltivare o meno OGM.

La direttiva appena pubblicata riconosce che è necessario accogliere le richieste (datate al 2008) del Consiglio UE per una migliore valutazione del rischio sugli OGM. Senza sconfessare la valutazione del rischio tradizionale, come affidata all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, la direttiva raccomanda però la necessità di includere anche motivazioni diverse rispetto alla sicurezza alimentare o ambientale come cause sufficienti per proibire la coltivazione di OGM sui territori dell’Unione (Stati Membri o regioni). La scelta di divieto degli OGM si deve basare su: a) obiettivi di politica ambientale; b) pianificazione urbana e territoriale; c) uso del suolo; d) impatti socio-economici; e) esigenza di evitare la presenza di OGM in altri prodotti, fatto salvo l’articolo 26 bis; f) obiettivi di politica agricola; g) ordine pubblico.

La Direttiva spinge e promuove una ricerca INDIPENDENTE, da parte di soggetti terzi rispetto ai produttori di sementi OGM:  “La Commissione e gli Stati membri dovrebbero garantire la messa a disposizione delle risorse necessarie per la ricerca indipendente sui rischi potenziali che possono insorgere a seguito dell’emissione deliberata o dell’immissione in commercio di OGM e fare in modo che i ricercatori indipendenti abbiano accesso a tutta la documentazione pertinente, nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.”

Sul fronte trasparenza anche l’EFSA ha recentemente reso noto che metterà a disposizione del pubblico la propria Data Warehouse, dove sono raccolti tutti i dati scientifici, per consentire la consultazione, la rivalutazione e la ricerca indipendente. Tutto questo per promuovere la trasparenza su qualcosa di fondamentale: la nostra salute.